Mi sono reso conto da tempo che il mondo del chitarrismo spesso alimenta i suoi dibattiti contrapponendo posizioni ideologiche non sempre supportate dai fatti, insomma si sta a un pelo dai confronti tra tifosi di opposte squadre di calcio.
Spessissimo la prima domanda dell'interlocutore è "mi sai dire dove è stata prodotta?" a cui consegue una repentina caduta di interesse quando le risposta è "China". Ora, che la produzione cinese di chitarre, nella fattispecie Squier, non viaggi su livelli elevatissimi è cosa nota, ma sarebbe anche ora di capire che le Squier vengono prodotte in più fabbriche e che trattandosi di produzioni seriali ci sta sia l'esemplare venuto male che quello riuscito benino o bene; ci può essere la partita di legni scadenti, ma anche quella di legni buoni; e così via elencando per le varie componenti.
La stessa cosa vale, secondo me, anche in riferimento alla mano che procede all'assemblaggio. Ci sarà anche per il signor Lin Pin Chang il lunedi mattina in cui le corna gli vanno in corto, magari in un momento diverso gli verrà tutto bene.
Rimuginando questi pensieri di fronte ad un body Squier Telecaster Butterscotch Blonde (il colore che sulle Tele adoro insieme al giallo di quella di Robben Ford) ho pensato di verificare se applicando alla componentistica Squier un pò di sana manodopera italiana non si possa ottenere una chitarra sensibilmente migliore rispetto a ciò che arriva di serie dal lontano Oriente.
Tutti i componenti utilizzati per assemblare questa Telecaster sono rigorosamente originali, non provengono dallo stesso strumento e sono stati prelevati dalla mia cambusa personale dove li avevo collocati previa selezione basata sul fatto che si trattasse di materiale migliore rispetto alla media (nel caso dei legni per lo stato di conservazione o per la qualità o le venature ecc.; nel caso dell'elettronica per la bontà dei componenti, e così via).
Per prima cosa dunque via con la schermatura del vano elettronica (forse superflua su una Tele, ma a me piace vedere il vano rivestito con la vernice nera asciutta di un bel nero opaco spesso).
La control plate messa da parte e rispolverata per l'occasione è perfetta; al ponte monto un pickup Fender che in tutta sincerità non ricordo da dove arrivi. Si distingue perchè l'avvolgimento della bobina è protetto da un altro avvolgimento in filo nero cerato.
Decido di rinunciare alle molle e lo monto su gommini di silicone, giusto per dare un tocco "customshoppeggiante".
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Ora togliamo i residui dei collegamenti precedenti e saldiamo i nuovi |
Al manico un lipstick Alnico 2. Dal magazzino tiro fuori un battipenna in colorazione mint green. Anche il pickguard ha il suo bravo isolamento, ottenuto con del banale foglio di alluminio per cucina. Ho cambiato l'attacco jack originale con uno dotato di placchetta interamente metallica (cromata), più robusto e resistente.
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I ponti servono solo come zavorra per far aderire il foglio di alluminio, ho usato colla spray |
Manico e meccaniche sono del tutto standard, decido di utilizzare una neckplate con la stampigliatura del 20 anniversario anche se non c'entra nulla, ma non sto facendo una replica.
Test elettronica, montaggio corde e strap pins e la chitarra è pronta e la mattinata di un sabato è volata via. Chi verrà a provarla emetterà la sentenza.